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A Pisa arriva la ricerca on demand

di Cesare Peruzzi

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15 gennaio 2010
Pannello per risparmio energetico (Afp)

Quella del polo tecnologico di Navacchio, in provincia di Pisa, è la storia di un successo tutto locale. A riprova che, quando si parla di innovazione e di ricerca, non è sempre necessario ricorrere ai luoghi comuni dei grandi mezzi e delle strategie nazionali (che pure servono). A volte basta molto meno: amministrazioni pubbliche attente, una gestione manageriale sganciata da logiche politiche, un territorio dinamico in grado di dettare le priorità e la vicinanza di un'università efficiente (in questo caso, quella di Pisa).

Il progetto, partito dieci anni fa con un investimento fin qui di una ventina di milioni, mirava anche al recupero di alcune aree industriali dismesse nel comune di Cascina, la cui amministrazione è tra i soci del polo tecnologico, insieme alla provincia (hanno circa il 45% ciascuno), alla finanziaria regionale Fidi Toscana e alla Banca di credito cooperativo di Fornacette. Il vero obiettivo era quello di aiutare i processi di crescita innovativa delle imprese, attraverso il rapporto con il mondo della ricerca e con gli altri attori del sistema economico locale.

«Abbiamo invertito il rapporto tra domanda e offerta d'innovazione, andando incontro alle esigenze delle aziende, con le quali siamo riusciti a creare un rapporto fiduciario che ci ha immediatamente allontanato dal sospetto di essere l'ennesimo baraccone pubblico», spiega Alessandro Giari, 56 anni, presidente della Polo Navacchio spa, la società che gestisce il parco tecnologico, nel cui consiglio d'amministrazione siedono due rappresentanti dell'università di Pisa, uno della Banca di Fornacette, un imprenditore e neppure un esponente politico.

Giari, che guida il cda dal 1999, è un ex dipendente del comune di Cascina, ma lasciò l'amministrazione pubblica per seguire il progetto. «Gli azionisti si comportano come tali: dettano le strategie e prendono visione dei numeri in assemblea», sottolinea il manager. Che aggiunge: «La responsabilità della gestione e dei risultati è nostra, e la scelta che abbiamo fatto immediatamente è stata quella di chiedere agli imprenditori di che cosa avessero bisogno. Abbiamo costruito il modello del polo su questa filosofia: arrivando ad allargare le porte per far passare i macchinari delle aziende di robotica, che oggi sono l'8% del totale; mettendo a disposizione cablaggio a fibra ottica, banda larga, copertura wireless, fonia centralizzata, oltre alle sale riunioni, all'auditorium e agli altri servizi di Ict; ma soprattutto creando i collegamenti tra le imprese, tra queste e l'università e il sistema bancario».

Oggi nel polo di Navacchio operano sessanta aziende che spaziano dalla microelettronica al biomedicale, dalla robotica alle energie rinnovabili, all'ambiente. Con 500 posti di lavoro e un'età media degli occupati (il 74% sono laureati) intorno ai 35 anni. Il giro d'affari aggregato è passato dai 23 milioni del 2006 ai 30 del 2007, ai 56 del 2008. Nel 2009, nonostante la crisi, il 48% delle imprese dichiara di aver messo a segno un ulteriore incremento del fatturato e una su due ha creato nuovi posti di lavoro. Solo il 14% lamenta una leggera flessione.

La collaborazione con i centri di ricerca e il tessuto economico esterno è forte: il 59% delle imprese ha attivato sinergie nel polo e l'86% lo ha fatto sul territorio. In dieci anni sono stati realizzati 46 progetti di ricerca, lanciati sul mercato quindici nuovi prodotti e undici servizi che prima non esistevano. Come nel caso degli applicativi iPhone ideati dalla start up goWare, o della nuova tecnologia di accesso alla banda larga utilizzata da Feemax, oppure del dispositivo hiFace della M2Tech, che consente di ascoltare la musica dal computer sfruttando la potenza e la qualità di un impianto stereo.

«Allo sviluppo del polo tecnologico ha corrisposto una crescita qualitativa della nostra area», dice Moreno Franceschini, 57 anni, sindaco Pd di Cascina. Dal 2007, gli sportelli bancari del territorio sono passati da due a sette. Il comune, che ha investito circa 5 milioni (una cifra analoga l'ha messa la provincia, il resto è arrivato dai fondi europei), si sta attrezzando anche sul versante urbanistico. «Nella realizzazione dei primi tre lotti del parco tecnologico, abbiamo avuto una ricaduta importante con il recupero di ex aree industriali abbadonate - spiega Franceschini -. Adesso facciamo un'operazione analoga con la messa a punto del quarto lotto (cofinanziato dalla Polo di Navacchio spa, ndr) e intanto siamo impegnati inserire nel piano regolatore nuove aree attrezzate per fare spazio allo sviluppo anche dimensionale delle imprese».

Il quinto lotto, in fase di costruzione come il quarto, sarà spesato dalla società di gestione del parco tecnologico, con un investimento di circa 9 milioni. «Stiamo già vendendo gli spazi su progetto», dice Giari. La Polo Navacchio, che si finanzia con gli affitti e la vendita dei servizi, non ha mai distribuito dividendi ai soci, ha chiuso il 2009 in leggero attivo e vede la possibilità di produrre stabilmente utili come una prospettiva non remota.

  CONTINUA ...»

15 gennaio 2010
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